
Il fenomeno delle donne lavoratrici fantasma riguarda quelle donne che, pur lavorando, risultano invisibili nel mercato del lavoro a causa di contratti precari, lavoro sommerso o condizioni che le costringono a lasciare l’occupazione.
Molte donne sono costrette ad abbandonare il lavoro dopo la maternità per la mancanza di servizi adeguati come gli asili nido, oppure accettano impieghi part-time con stipendi troppo bassi per garantire indipendenza economica. Inoltre, il settore del lavoro domestico è uno dei più colpiti da questa invisibilità: circa metà dei 1,6 milioni di lavoratori domestici in Italia opera in condizioni di irregolarità, e il 90% di loro sono donne.
Il tasso di occupazione femminile è fra i più bassi d’Europa
Questa situazione contribuisce al gender gap nel mondo del lavoro, con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa e una disparità salariale significativa. Per garantire stabilità lavorativa, servirebbero politiche più incisive, accesso alla formazione e incentivi per favorire l’occupazione femminile.

I fattori socioeconomici
Il lavoro femminile in Italia è influenzato da diversi fattori socioeconomici, tra cui:
-Divario occupazionale: Il tasso di occupazione femminile è inferiore rispetto a quello maschile, con una differenza di circa 17,9 punti percentuali. Questo gap è dovuto a una combinazione di fattori culturali, economici e strutturali.
-Soffitto di cristallo: Le donne incontrano maggiori difficoltà nell’accesso ai ruoli di leadership. Solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri sono donne.
-Gender pay gap: Le donne guadagnano in media il 20% in meno rispetto agli uomini, a causa della maggiore diffusione del part-time involontario e della minore presenza femminile nelle posizioni ad alto reddito.
-Disparità territoriali: Il tasso di occupazione femminile è più alto nelle regioni del Nord rispetto al Sud, dove le opportunità lavorative sono più limitate.
-Impatto della maternità: Le madri hanno un tasso di occupazione significativamente più basso rispetto alle donne senza figli, a causa delle difficoltà nel conciliare lavoro e responsabilità familiari.
-Lavoro sommerso: Il settore del lavoro domestico è fortemente segnato da irregolarità, con circa il 50% dei lavoratori operanti in condizioni di lavoro non regolare. Il 90% di questi lavoratori sono donne.
Conclusioni
Il tasso di occupazione femminile è ancora basso rispetto a quello maschile, con una forte incidenza del part-time involontario e del lavoro sommerso, specialmente nei settori domestici. Inoltre, la maternità e la carenza di servizi di supporto alle famiglie rappresentano ostacoli significativi per la continuità lavorativa delle donne.
Per affrontare queste problematiche, sarebbero necessari interventi strutturali come incentivi alle aziende per promuovere l’occupazione femminile, una migliore conciliazione tra vita lavorativa e familiare e politiche più incisive per ridurre il gender pay gap. Il miglioramento della parità di genere nel lavoro non è solo una questione di equità, ma anche un’opportunità economica per il Paese.