
I PFAS, acronimo di “sostanze perfluoroalchiliche,” sono composti chimici sintetici utilizzati in vari settori industriali e domestici. Questi materiali sono apprezzati per la loro resistenza all’acqua, agli oli e ai grassi, rendendoli ideali per prodotti come pentole antiaderenti, indumenti impermeabili e imballaggi alimentari.
Tuttavia, la loro stabilità chimica li rende difficili da degradare, causando preoccupazioni per l’ambiente e la salute umana. Sono spesso chiamati “inquinanti eterni” perché possono persistere nell’ambiente per lunghi periodi.
Gli effetti sulla salute
I PFAS possono avere effetti significativi sulla salute umana. L’esposizione a queste sostanze chimiche è stata associata a diversi problemi, tra cui:
Effetti sul sistema immunitario: indebolimento della risposta immunitaria.
Problemi ormonali e metabolici: alterazioni delle vie ormonali e metaboliche, con accumulo di lipidi.
Rischio di cancro: alcuni studi suggeriscono un potenziale effetto cancerogeno.
Impatto sulla fertilità: riduzione della fertilità sia negli uomini che nelle donne.
Questi effetti sono legati alla capacità dei PFAS di accumularsi nel corpo umano e di persistere nell’ambiente, entrando nella catena alimentare.

La presenza di PFAS nell’acqua potabile è un problema significativo in Italia. Secondo un’indagine di Greenpeace, il 79% dei campioni analizzati in 235 comuni italiani ha mostrato tracce di queste sostanze chimiche.
Recentemente, il governo italiano ha approvato un decreto per ridurre i livelli consentiti di PFAS nell’acqua potabile, introducendo limiti più stringenti per alcune molecole specifiche. Tuttavia, Greenpeace e altre organizzazioni ambientaliste sottolineano che è necessario fare di più, come vietare completamente l’uso e la produzione di queste sostanze.
La regolamentazione dei PFAS a livello globale è una sfida complessa, ma ci sono iniziative significative in corso. A livello internazionale, la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti è uno strumento chiave. Questa convenzione mira a ridurre o eliminare l’uso di sostanze chimiche pericolose, inclusi alcuni PFAS, attraverso la cooperazione tra i paesi firmatari.
In Europa, il regolamento REACH (Regolamento CE n. 1907/2006) impone restrizioni su numerosi PFAS e promuove la ricerca di alternative più sicure. Inoltre, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha creato un portale per facilitare lo scambio di informazioni sulla produzione, l’uso e le emissioni di PFAS.
Conclusione
Questi sforzi rappresentano passi importanti, ma la regolamentazione globale richiede un impegno coordinato per affrontare le sfide legate alla persistenza e alla diffusione di queste sostanze.