UNA RISPOSTA INSUFFICIENTE A UN PROBLEMA PROFONDO
Il governo italiano ha recentemente istituito il Reddito di Libertà, un fondo da 30 milioni di euro destinato alle donne vittime di violenza. La misura prevede un contributo economico mensile di 500 euro per un massimo di 12 mesi. Si tratta di un provvedimento volto a offrire un supporto economico alle donne che, spesso, si trovano in condizioni di precarietà dopo aver subito violenze. Tuttavia, questa iniziativa ha suscitato dibattiti accesi, non solo per la somma erogata, ritenuta irrisoria, ma anche per la scarsa comprensione che essa sembra dimostrare rispetto alla complessità e alla gravità del fenomeno della violenza di genere.
Il fenomeno dello sblocco dei fondi
L’introduzione del Reddito di Libertà è avvenuta con la legge di bilancio del 2021 (art. 105-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34), seguita da un decreto interministeriale del Dipartimento per le Pari Opportunità e del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si tratta di fondi trasferiti ai comuni, che, in collaborazione con i servizi sociali, valutano le richieste delle donne vittime di violenza. L’obiettivo dichiarato è facilitare il reinserimento sociale e lavorativo, offrendo una rete minima di protezione economica.
Tuttavia, il ritardo nello sblocco effettivo dei fondi e la complessità burocratica hanno spesso reso questo aiuto difficile da ottenere per le beneficiarie. Inoltre, il budget totale appare insufficiente rispetto all’ampiezza del problema: con una stima di almeno 20.000 potenziali beneficiarie all’anno, la somma disponibile coprirebbe a malapena una frazione delle necessità reali.
La violenza sulle donne: un problema multidimensionale
Secondo i dati ISTAT, nel 2020, 89 donne sono state uccise in Italia, di cui 63 in ambito familiare o relazionale. Durante la pandemia, le chiamate al numero antiviolenza 1522 sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente, dimostrando come la violenza domestica sia un problema strutturale.
Gli effetti della violenza sulle donne sono devastanti e si manifestano su diversi livelli:
- Psicologico: ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress (PTSD), isolamento sociale e perdita di autostima sono solo alcune delle conseguenze.
- Economico: molte vittime dipendono finanziariamente dai loro aggressori. La violenza comporta anche una perdita di produttività e un aumento dei costi per i sistemi sanitari e giudiziari.
- Sociale: la violenza mina la coesione sociale, perpetua stereotipi di genere e aggrava le disuguaglianze.
Il Rapporto ONU sullo sviluppo umano sottolinea che la violenza di genere non è solo una questione individuale, ma rappresenta una violazione dei diritti umani e un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico.
Una somma irrisoria per un problema complesso
I 500 euro mensili previsti dal Reddito di Libertà, pur rappresentando un sostegno simbolico, non bastano per coprire le spese essenziali di una donna che cerca di ricostruire la propria vita. Affitti, spese mediche, consulenze legali e percorsi di formazione professionale richiedono risorse ben più ingenti.
Il criterio per il calcolo del sussidio sembra non considerare le specificità di ogni caso, uniformando situazioni molto diverse tra loro. Ad esempio, una madre con figli a carico o una donna che necessita di assistenza psicologica continua avrà bisogni molto maggiori rispetto a chi, seppur vittima, ha già una relativa autonomia economica.
Cosa dicono le associazioni
Molte associazioni attive nella lotta contro la violenza sulle donne, come D.i.Re (Donne in Rete contro la Violenza), hanno criticato il Reddito di Libertà. Secondo queste organizzazioni, il provvedimento rappresenta un passo avanti, ma non affronta adeguatamente la questione. Mancano investimenti strutturali per potenziare i centri antiviolenza e creare percorsi di reinserimento lavorativo e sociale.
Inoltre, l’Italia è stata più volte richiamata dal GREVIO (Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla Convenzione di Istanbul) per non rispettare appieno gli standard previsti in materia di prevenzione, protezione e perseguimento dei reati di violenza di genere.
Conclusioni
La violenza sulle donne è un fenomeno complesso, radicato in disuguaglianze strutturali e stereotipi di genere. Ogni atto di violenza rappresenta non solo un attacco all’integrità fisica e morale della donna, ma anche un affronto ai principi fondamentali di dignità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione italiana (articoli 2 e 3) e dalle convenzioni internazionali.
Pur riconoscendo l’importanza di misure come il Reddito di Libertà, riteniamo che esse siano solo palliativi. Un contributo di 500 euro al mese, per quanto utile, non basta a garantire un reale percorso di autonomia. Serve un impegno più deciso, con risorse adeguate e politiche integrate che coinvolgano educazione, lavoro, giustizia e sanità.
Siamo dalla parte delle donne vittime di violenza e chiediamo al governo di riconoscere la reale portata del fenomeno, adottando interventi all’altezza della sfida.
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