
I dati attuali mostrano che l’Italia si posiziona tra i paesi europei con le percentuali più basse di lettori.
La situazione in Italia
Il quadro che emerge dai dati è abbastanza complesso: sebbene un’alta percentuale di italiani (circa il 74% dei cittadini tra i 15 e i 74 anni) abbia letto almeno un libro nell’ultimo anno, le abitudini di lettura quotidiana mostrano dei segnali preoccupanti. Ad esempio, l’indagine di Pepe Research per l’Associazione Italiana Editori ha evidenziato che la percentuale di lettori che legge almeno una volta a settimana è scesa dal 72% al 67%, con molti che dedicano meno di due ore alla lettura settimanale.
Un ulteriore punto da considerare è quello della lettura per piacere. Stando ai dati raccolti, la percentuale di italiani che legge per svago non legata a motivazioni scolastiche o professionali è diminuita, passando dal 40,8% al 39,1% nel corso degli ultimi anni. Questi numeri fanno emergere una polarizzazione: da un lato, esiste una fetta di “lettori forti” che si immerge profondamente nella lettura, mentre dall’altro una parte rilevante della popolazione sembra avvicinarsi al libro in modo sempre più sporadico.
Le cause della diminuzione
Le trasformazioni digitali e l’incremento dei nuovi formati – come ebook e audiolibri – stanno indubbiamente modificando il modo in cui ci avviciniamo alla lettura, offrendo risposte diverse alle esigenze di un pubblico in continua evoluzione. Questi cambiamenti, uniti a dinamiche socioeconomiche e alle nuove abitudini di consumo dei contenuti, sollevano domande importanti su come incentivare una pratica di lettura più approfondita e regolare.
Secondo Eurostat, solo circa il 35% degli italiani oltre i 16 anni ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, mentre la media europea si attesta intorno al 53%. Questo significa che, rispetto a molti altri paesi, una larga fetta della popolazione italiana non si avvicina regolarmente al libro.

Il confronto con le altre nazioni
In confronto, nazioni come il Lussemburgo, la Danimarca e l’Estonia vantano percentuali di lettori molto più elevate, raggiungendo rispettivamente il 75%, il 72% e il 71% degli abitanti. Anche paesi con una tradizione culturale consolidata come Francia e Spagna mostrano tassi di lettura superiori (62% e 54% rispettivamente).
Inoltre, non solo il numero di chi legge è inferiore in Italia, ma anche l’intensità della lettura risulta ridotta: in Italia, ad esempio, solo l’11% dei lettori legge più di dieci libri all’anno, mentre in altre nazioni europee questo segmento rientra in percentuali decisamente più alte.
Queste differenze possono essere legate a una serie di fattori, tra cui le politiche culturali, l’accesso e la promozione della lettura sin dalla scuola, oltre agli impatti della rivoluzione digitale sugli stili di consumo dei contenuti. Ad esempio, mentre in molte nazioni nordiche e in alcune realtà del Benelux esistono strategie integrate per incentivare il rapporto con il libro (sia in formato cartaceo che digitale), in Italia si osserva una tendenza più frammentata, che porta a una minore penetrazione della lettura nel quotidiano.