
In questi ultimi giorni abbiamo sentito parlare diffusamente degli effetti dello ius sanguinis, che, giuridicamente consente l’acquisizione della cittadinanza – in questo caso italiana- di un cittadino di altro stato, per il fatto di avere un ascendente che abbia avuto il possesso della stessa cittadinanza.
Come avviene
Un cittadino di un’altra nazionalità può chiedere che gli venga riconosciuta la cittadinanza italiana jure sanguinis quando sia accertata la discendenza da un cittadino italiano, attraverso lunghe ricerche negli archivi comunali
Stato attuale
Negli ultimi anni è stato riscontrato un aumento esponenziale della richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana jure sanguinis, tanto che diversi notiziari hanno evidenziato le criticità di tale procedimento. Infatti, le amministrazioni comunali di alcuni paesi italiani che lo scorso secolo sono stati terra di emigrazione, stanno vivendo un sovraccarico di lavoro di ricerca negli archivi, cosa che comporta un notevole rallentamento dell’attività di ordinaria amministrazione degli uffici, a discapito dei cittadini, che vedono allungarsi i tempi di attesa per l’espletamento dei servizi a loro dedicati.
Si deve, pertanto, accertare che il richiedente discenda da un avo italiano (non ci sono limiti di generazioni) e accertare che l’avo cittadino italiano abbia mantenuto la cittadinanza sino alla nascita del discendente.
È del 28 marzo scorso il decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36 il ‘pacchetto cittadinanza’ la riforma approvata dal Consiglio dei Ministri con la quale si vuole ridurre il numero di richieste di cittadinanza italiana provenienti dagli stati che maggiormente sono stati terra di destinazione per i migranti italiani: potranno farlo solo i soggetti che hanno un genitore o un nonno italiano, limitando quindi la discendenza a due generazioni. Inoltre, si impone il mantenimento nel tempo di legami effettivi con l’Italia, esercitando diritti e doveri del cittadino come votare, rinnovare il passaporto o la carta di identità.
I dati
In base a quanto spiegato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Argentina ha visto aumentare dal 2023 al 2024 di circa 10 mila unità le richieste, mentre il Brasile di circa 7 mila dal 2022. In 10 anni (dal 2014 al 2024) i cittadini italiani residenti all’estero sono aumentati del 40% (da circa 4.6 milioni a circa 6.4 milioni).
In sostanza coloro che nel mondo potrebbero richiedere la cittadinanza italiana in base allo ius sanguinis così come vigente fino al marzo scorso sono potenzialmente tra i 60 e gli 80 milioni.
Conclusioni
Tali limiti con l’intento di mettere fine a quello che era diventato ultimamente un “commercio” del passaporto italiano che avrebbe potuto far sì che il numero di cittadini residenti all’estero e privi dei vincoli affettivi con lo Stato italiano superasse il numero della popolazione residente sul territorio nazionale, fattore che avrebbe potuto costituire un rischio per la sicurezza nazionale, come recita la norma.