
Introduzione
L’autismo è una condizione neurobiologica dello sviluppo, caratterizzata da difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale, comportamenti ripetitivi, interessi ristretti e una marcata sensibilità sensoriale. Storicamente diagnosticato prevalentemente nei maschi, lo spettro autistico ha iniziato solo recentemente ad essere esplorato nella sua dimensione femminile. Questo ritardo diagnostico e di comprensione ha portato a conseguenze significative: molte donne autistiche restano invisibili ai radar clinici, spesso etichettate con diagnosi errate o parziali.
Il camouflaging: la maschera dell’autismo femminile
Uno degli aspetti più peculiari dell’autismo nelle donne è la tendenza al camouflaging, o mascheramento sociale. Le bambine e le ragazze autistiche imparano precocemente a imitare i comportamenti sociali neurotipici, sviluppando strategie compensatorie per nascondere le loro difficoltà. Questo adattamento, tuttavia, non è senza costo: il camuffamento richiede un dispendio cognitivo ed emotivo notevole, contribuendo a fenomeni di burn-out, ansia cronica e disturbi dell’umore in età adulta.
Sintomi atipici e diagnosi mancate
I sintomi dell’autismo femminile si manifestano spesso in modo più sottile e meno stereotipato rispetto a quelli osservati nei maschi. Le donne autistiche possono mostrare maggiore empatia superficiale, una buona capacità linguistica e un’apparente competenza sociale che maschera l’autenticità delle loro difficoltà. Le loro crisi possono essere interiorizzate — ansia, depressione, autolesionismo — anziché esteriorizzate, rendendo più complesso il riconoscimento clinico.
Autismo e disturbi di personalità nelle donne
Non è raro che alle donne autistiche vengano erroneamente diagnosticate condizioni psichiatriche come il disturbo borderline di personalità (BPD), con cui condivide alcune caratteristiche superficiali: instabilità relazionale, emotività intensa, identità fluida. Tuttavia, la matrice neuroevolutiva dell’autismo richiede un inquadramento completamente diverso, con approcci terapeutici specifici che non coincidono con quelli previsti per i disturbi di personalità.
Interessi ristretti e rigidità comportamentale
A differenza dei maschi, i cui interessi speciali sono spesso oggetto di attenzione (es. treni, numeri, videogiochi), quelli femminili possono passare inosservati, poiché più “socialmente accettabili”: animali, letteratura, moda, psicologia. Ma dietro un interesse per i cavalli o per l’astrologia può celarsi la stessa intensità ossessiva e il bisogno di controllo tipico dello spettro. Analogamente, la rigidità comportamentale può assumere forme più mascherate: rituali alimentari, rifiuto del cambiamento nei rapporti affettivi o nelle routine quotidiane.

Anoressia nervosa e spettro autistico femminile
Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato un legame significativo tra autismo e disturbi del comportamento alimentare, in particolare l’anoressia nervosa. Studi condotti in centri specializzati rivelano che una percentuale non trascurabile di pazienti anoressiche presenta tratti autistici o una diagnosi completa di ASD (Autism Spectrum Disorder). La rigidità cognitiva, la focalizzazione su regole, il controllo corporeo e la difficoltà nella comprensione delle emozioni giocano un ruolo cruciale in questo intreccio patologico.
Conclusioni
L’autismo al femminile rappresenta una sfida diagnostica, clinica e culturale. È urgente sviluppare strumenti sensibili al genere, formazione specifica per i professionisti e una cultura pubblica che sappia riconoscere e valorizzare la neurodiversità anche nelle sue forme meno visibili. Comprendere l’autismo femminile significa rompere il silenzio su migliaia di vite che attendono di essere capite, accolte e finalmente viste.