
Non passa settimana che non siano rese note nuove ricerche e statistiche riguardanti l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro. Non c’è dubbio che tutte le trasformazioni tecnologiche, in particolare quelle che, per portata e ricadute, impongono importanti nei vari ambiti della vita quotidiana e delle diverse professioni.
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando e ridisegnando sempre di più lo scenario lavorativo mondiale e, secondo le ultime stime, se da una parte contribuirà ad un miglioramento complessivo delle aziende, dall’altra provocherà anche la perdita di molti posti di lavoro con un conseguente aumento della disoccupazione. E a proposito di disoccupazione, secondo diversi report si ipotizza che a farne le spese saranno soprattutto le donne, piuttosto che gli uomini.
Perché questo dato? E cosa dicono i rapporti?
Secondo lo studio, uno dei principali motivi sui quali si basa questa ipotesi si basa sul dato certo che le donne risultano intanto più esposte alla sostituzione del loro lavoro e poi che continuano ad essere meno rappresentate, anche nei settori che guidano questo particolare cambiamento. È anche opportuno ribadire che, con appena il 29% del lavoro nel settore tecnologico e scientifico rappresentato dal genere femminile, la donna è di fatto poco presente nei settori tecnologici. Inoltre, le donne sono poco presenti e sponsorizzate anche nelle sezioni in rapida crescita mentre sono operative soprattutto in divisioni di lavoro ad alta automatizzazione come, ad esempio, l’istruzione o la sanità. Ambiti, questi, nei quali l’intelligenza artificiale sta guadagnando sempre più spazio e via via sostituendo quel tipo di occupazioni che richiedono la ripetizione, come ad esempio il miglioramento dei processi.
Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi vent’anni, quasi trenta milioni di posti di lavoro femminili in trenta nazioni sono ad alto rischio di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. Un altro rapporto, questa volta del Building Tomorrow’s Workforce, afferma che la donna ha il 40% di probabilità in più, rispetto all’uomo, di perdere il lavoro a causa dell’intelligenza artificiale. Questo può contribuire ad allargare la disparità che, perlomeno in ambito lavorativo, esiste ancora fra i due sessi. Uno studio dell’UNESCO dell’anno scorso sottolinea come la ben poca diversità nei gruppi di sviluppo faccia progredire il rischio di creare sistemi con inclinazioni di genere.
C’è la possibilità che si possa invertire la rotta di fronte a questo dato?
Sì, è possibile. Per farlo bisogna investire nella formazione digitale. Un’operazione questa che essere un punto di svolta. Si tratta per lo più di formare percorsi che possano valorizzare le competenze trasversali della donna, riformarle dentro l’ambiente della digitalizzazione. Così facendo, quando le donne partecipano allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, gli algoritmi divengono più introduttivi e tutto ciò non può fare altro che ridurre sempre di più la disparità fra i generi.
Conclusioni
Il lavoro è il modo attraverso il quale gli uomini abitano il mondo e, dice il Catechismo, il modo con cui compartecipiamo all’opera del Creatore. Ma tutto questo si realizza solo nella giustizia, solo se ci si impegna nel prendersi cura di chi è più debole e di chi, per motivi diversi, non ce la fa.