
In Italia lavora solo il 56,5% delle donne tra i 20 e i 64 anni, a fronte di una media europea del 72%. Un divario ancora profondo, che riflette ritardi strutturali e culturali difficili da colmare. Tuttavia, il 2024 ha mostrato segnali incoraggianti: secondo la pubblicazione della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, Tendenza dell’occupazione femminile nel 2024, lo scorso anno l’occupazione femminile ha registrato un’accelerazione superiore a quella maschile.
Dopo un post-pandemia in cui le donne hanno faticato più degli uomini a recuperare terreno, nel 2024 il tasso di crescita dell’occupazione femminile è salito al 2,3%, contro l’1,4% registrato tra gli uomini.
Questa dinamica positiva, tuttavia, va letta alla luce di una realtà più complessa. La creazione di maggiori opportunità occupazionali ha senza dubbio favorito la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, anche in quelle fasce d’età dove la conciliazione tra vita professionale e familiare rappresenta una sfida significativa. Al contempo, però, non si possono trascurare altri fattori strutturali, come l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile e l’invecchiamento della forza lavoro, che spingono molte donne a rimanere attive più a lungo.

I dati
I dati mostrano una crescita significativa dell’occupazione tra le giovani donne: nella fascia 25-34 anni si registra un aumento del 6%, con un saldo positivo di oltre 100.000 occupate. Il tasso di occupazione in questa categoria passa dal 54,3% al 60,8%. Anche tra le under 25 si osserva una crescita, seppur più modesta, dell’1,6%. Questi numeri indicano una maggiore propensione delle giovani donne a entrare (e restare) nel mondo del lavoro, sostenuta probabilmente da politiche di incentivo all’occupazione giovanile e da un contesto culturale in lenta trasformazione.
Di segno opposto, invece, la situazione per le donne tra i 35 e i 44 anni, fascia in cui l’occupazione cala sensibilmente. Sebbene il fenomeno sia in parte attribuibile al calo demografico che colpisce questa generazione, pesa anche il tradizionale ruolo familiare che molte donne si trovano ancora a ricoprire. In questa fase della vita, spesso coincidente con i maggiori carichi familiari, il lavoro viene vissuto come un peso aggiuntivo, difficile da sostenere senza un adeguato supporto sociale.
Non è un caso che, secondo l’indagine, il 27% delle donne inattive dichiari di esserlo per esigenze familiari. Non si tratta solo della cura diretta di figli o persone non autosufficienti, ma anche dell’assunzione di un ruolo di riferimento all’interno della famiglia, che spesso richiede rinunce professionali.
Conclusioni
In definitiva, le dinamiche che influenzano l’occupazione femminile in Italia sono molteplici e intrecciate:
fattori demografici, motivazionali, culturali e personali si sovrappongono, creando un quadro complesso in cui la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ancora ostacolata da vincoli profondi.
Il segnale di crescita registrato nel 2024 è certamente positivo, ma per trasformarlo in un’inversione di tendenza duratura serviranno politiche mirate, strumenti di conciliazione efficaci e un cambiamento culturale ancora tutto da compiere.