
Il rapporto ISTAT 2025 sul nostro paese ha evidenziato, tra luci e ombre, dati e situazioni molto importanti.
L’Italia appare come un paese la cui crescita economica è ancora sotto l’1%, dove cresce il numero di coloro che vivono in condizioni di povertà assoluta, dove continua a diminuire il potere d’acquisto di stipendi e salari e dove il divario fra il nord e il sud continua a crescere generando differenze preoccupanti. E non è tutto.
Notizie sconfortanti giungono anche sul fronte della natalità. Nel 2024 l’Italia ha toccato il minimo assoluto di 1,18 nuovi nati per donna. Insieme a quello spagnolo si tratta del valore più basso nell’Unione Europea e tra i più bassi nel mondo. Senza contromisure, i pochi bambini nati sono precursori di gravissimi squilibri demografici, che già oggi si stanno registrando.
Situazione preoccupante anche per quanto riguarda gli anziani. Il rapporto denuncia, infatti, una crescente solitudine tra le vecchie generazioni. A livello macro, la riduzione del rapporto tra chi lavora e chi ha smesso di lavorare fa precipitare il Pil e la sostenibilità dei sistemi pensionistici. A livello micro, viene meno un bilanciamento tra le generazioni che è il meccanismo principale di supporto alla fragilità nella parte finale della vita.
Possiamo quindi dire che, se non si verificheranno profondi cambiamenti, ci avvieremo verso una società con sempre meno bambini e adulti e un inevitabile e pericoloso aumento di anziani.

Continuando ad analizzare il rapporto, emerge che il nostro paese è tra i più longevi a livello mondiale, questo dovuto sia a una riduzione della mortalità prevenibile, come per esempio a stili di vita più salutari, sia a una riduzione della mortalità trattabile, come per esempio al buon funzionamento del sistema sanitario. Nonostante ciò, per quanto riguarda la qualità di vita, l’Italia non occupa una buona posizione. La popolazione, infatti, vive più a lungo ma al tempo stesso con un periodo più esteso in cattiva salute, soprattutto le donne.
L’Istat stima che fra poco meno di 2 decenni circa il 40% degli anziani vivrà solo, senza un convivente che sia di supporto, privo di aiuto nelle attività abituali come lavarsi o cucinare. Condizioni che, secondo il rapporto, rappresentano i problemi emergenti della popolazione anziana che già vive in solitudine e che si profila come il più grave risultato delle dinamiche sociodemografiche in atto. Il modello tradizionale di famiglia, infatti, è saltato senza però esser stato rimpiazzato da altri sistemi di protezione dell’anziano.
Conclusioni
È necessario che si sviluppi una solidarietà che vada oltre i confini della famiglia, dove oltre a figli o nipoti anche il conoscente o l’amico sia parte dell’aiuto a quelle persone che non hanno più la protezione necessaria per poter vivere in una condizione decente. La società deve quindi orientarsi verso nuove forme di solidarietà, in modo che l’assistenza vada oltre e superi il cerchio ristretto della propria famiglia.