
Che cos’è un referendum?
Il referendum è uno strumento di democrazia diretta attraverso il quale i cittadini possono esprimere direttamente il loro parere su un tema specifico senza intermediari. È utilizzato per richiedere l’abrogazione di una legge che può essere integrata, modificata, abrogata, oppure per decidere ed esprimere un’opinione su una determinata questione importante per il paese.
L’8 e il 9 giugno di quest’anno si terranno dei referendum in Italia. Su che cosa?
Anzitutto si tratterà di referendum abrogativi. Il referendum abrogativo è quello con il quale i cittadini possono chiedere l’abrogazione totale o parziale di una legge e se si avrà un esito positivo ne consegue che la norma oggetto della consultazione popolare sarà espunta dall’ordinamento.
Quali sono i temi al centro dei prossimi referendum?
Gli argomenti al centro dei quesiti dei referendum abrogativi su cui dovranno esprimersi gli italiani l’8 e il 9 giugno prossimi sono il lavoro, promossi da sindacati e associazioni e la riduzione del tempo necessario riguardo la concessione della cittadinanza italiana per gli extracomunitari. Le votazioni avranno luogo domenica 8 giugno, dalle 7.00 alle 23.00; e lunedì 9 dalle 7.00 alle 15.oo. Per la validità dei referendum abrogativi è necessario raggiungere il quorum, vale a dire che il risultato è valido e garantito solo se e quando avranno votato il 50% + 1 degli aventi diritto. Cinque i quesiti
Cosa chiedono e come sono strutturati i referendum?
I quesiti sui quali gli italiani saranno chiamati a decidere sono cinque. Il primo (Scheda verde), propone di abrogare le norme che prevedono, in caso di licenziamento illegittimo in aziende con più di 15 dipendenti, un indennizzo di tipo economico e non il reintegro, fatta eccezione per i casi più gravi di illegittimità. Si tornerebbe in pratica all’art.18 dello Statuto dei lavoratori, peraltro modificato nel 2012 dalla riforma Fornero.
Il secondo (Scheda arancione) su “Piccole imprese. Licenziamenti e relativa indennità. Abrogazione parziale”. Il quesito punta a rimuovere il tetto all’indennità erogabile in caso di licenziamento illegittimo. Attualmente tale indennità può arrivare al massimo a sei mensilità di stipendio, eliminato questo limite l’indennizzo verrebbe stabilito dal giudice sulla base di vari criteri, come per esempio l’età o la capacità economica dell’azienda.
Il terzo (Scheda grigia) su “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”. Il quesito interviene sulla liberalizzazione dei contratti a tempo determinato in termini più stringenti rispetto a quelli già fissati a suo tempo dal cosiddetto “decreto dignità”. In particolare, in caso di abrogazione diventerebbe obbligatoria l’indicazione di una causale giustificativa sin dall’inizio del contratto e si limiterebbe la discrezionalità delle parti nel definire tale causale.
Il quarto Scheda rossa su “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. Abrogazione”. La normativa attuale stabilisce che, in caso di danni subiti dai lavoratori, il committente sia considerato responsabile in solido con l’appaltatore e i subappaltatori, ma esclude i casi in cui il danno sia provocato da attività che rientrano nella sfera specifica di questi ultimi. Il quesito chiede di abrogare questa esclusione e fare così in modo che il committente sia sempre corresponsabile degli infortuni sul lavoro nell’ambito di appalti e subappalti.
Il quinto, l’ultimo, Scheda gialla: “Cittadinanza italiana. Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. In caso di approvazione del referendum abrogativo verrebbe a essere modificato esclusivamente il tempo di residenza legale necessario per poter presentare la domanda di cittadinanza, restando invece fermi i soggetti che potranno fare la richiesta e i restanti requisiti per presentarla.
I cinque anni di residenza legale in Italia, peraltro, erano il requisito richiesto prima della legge 91 del 1992 e già oggi sono il presupposto perché possano conseguire la cittadinanza italiana gli stranieri maggiorenni adottati da cittadino italiano, gli apolidi e i rifugiati.