Chi lavora di notte è esposto a rischi significativi per la salute fisica e mentale, ma nel 2025 la normativa italiana prevede tutele specifiche come limiti orari, visite mediche obbligatorie e divieti per categorie vulnerabili.
Definizione di lavoratore notturno
Secondo il D.lgs. 66/2003:
-È considerato lavoratore notturno chi lavora almeno 3 ore in un periodo di 7 ore consecutive che include l’intervallo tra mezzanotte e le 5 del mattino.
-Oppure chi svolge lavoro notturno per almeno 80 giorni all’anno.
Rischi per la salute
Il lavoro notturno altera il ritmo circadiano e può causare:
–Disturbi del sonno e affaticamento cronico.
–Problemi cardiovascolari come ipertensione e rischio aumentato di infarto.
–Alterazioni metaboliche, con maggiore incidenza di obesità e diabete.
–Sistema immunitario indebolito e rischio di alcuni tumori.
–Effetti psicologici: isolamento sociale, ansia, depressione, stress.
La normativa prevede diverse misure di protezione:
–Limite orario: massimo 8 ore medie di lavoro notturno nelle 24 ore.
–Visite mediche obbligatorie:
Preventiva: prima di iniziare il lavoro notturno.
Periodica: almeno ogni 2 anni, o ogni anno per over 50.
Divieto assoluto per:
-Donne in gravidanza.
-Minori.
-Lavoratori con certificata inidoneità.
–Diritto al rifiuto: genitori con figli sotto i 3 anni, caregiver, studenti lavoratori, ecc.
–Contratti collettivi (CCNL) possono prevedere regole più favorevoli.

Conclusioni
Il lavoro notturno, pur essendo essenziale in molti settori produttivi e di servizio, non può essere considerato una semplice variazione di orario. È una condizione che incide profondamente sulla salute, sull’equilibrio psicofisico e sulla vita sociale del lavoratore. Per questo, la tutela non è un optional: è un diritto fondamentale.
Chi lavora di notte merita attenzione specifica. I controlli medici periodici, i limiti orari, il diritto al rifiuto per categorie vulnerabili e le garanzie previste dai contratti collettivi sono strumenti concreti per difendere la salute e la dignità di chi svolge turni notturni.
Ma la vera tutela nasce da una cultura del lavoro che mette al centro la persona. Le aziende devono andare oltre l’obbligo normativo, promuovendo ambienti sicuri, ritmi sostenibili e un dialogo aperto con i lavoratori. E i lavoratori stessi devono essere informati, consapevoli e pronti a far valere i propri diritti.
