
Gli antibiotici sono diventati un problema per la nostra salute.
Se da un lato ci aiutano a sconfiggere le malattie batteriche, dall’altro l’abuso della loro prescrizione da parte dei medici di medicina generale ha fatto sì che il nostro organismo creasse resistenza ad essi, divenendo in questo modo inefficaci.
Tutto questo a danno della nostra salute.
Purtroppo L’Efsa segnala la presenza di batteri resistenti agli antibiotici nella carne e negli animali da allevamento.
I carbapenemi sono antibiotici usati solo in ospedale per trattare infezioni molto gravi e resistenti ad altri farmaci. Sono spesso l’ultima risorsa terapeutica. Alcuni batteri, però, stanno imparando a “digerirli” grazie a enzimi speciali chiamati carbapenemasi. Quando questo succede, curare l’infezione diventa difficile, a volte impossibile.
È quanto emerge dal più recente parere scientifico dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare).
L’agenzia segnala la presenza, nella carne e negli animali da allevamento, di batteri produttori di carbapenemasi (CPE), ovvero microrganismi in grado di disattivare i carbapenemi, antibiotici di ultima linea.
Nel 2013, l’EFSA segnalava i primi casi di resistenza in animali da allevamento, con batteri isolati in Germania, Francia e Belgio. Anche se i carbapenemi non sono mai stati usati negli allevamenti europei, si temeva che la resistenza potesse diffondersi attraverso altri canali, come il contatto ambientale o la mobilità genetica tra batteri.

Cosa bisognava fare?
Iniziare un monitoraggio sistematico e armonizzato a livello europeo. Secondo l’ultima valutazione EFSA, i batteri produttori di carbapenemasi (CPE) sono stati rilevati in 14 Paesi europei nella filiera alimentare, soprattutto in carne suina, bovina e avicola. L’EFSA propone un approccio coordinato secondo il principio One Health, che integri salute umana, animale e ambientale.
Tra le azioni raccomandate vi è l’estensione del monitoraggio a prodotti finora esclusi, come pesce e verdure, oltre al miglioramento dei sistemi di tracciabilità genetica per individuare l’origine e la diffusione dei batteri.
È inoltre fondamentale identificare e contenere i potenziali vettori di trasmissione, come i mangimi e gli operatori della filiera alimentare.
Anche noi consumatori possiamo aiutare nella prevenzione:
- scegliendo alimenti provenienti da filiera controllata e certificata
- prestando attenzione all’igiene in cucina e alla corretta cottura dei prodotti di origine animale
Conclusioni
Fondamentale evitare l’uso improprio di antibiotici, anche quando si tratta di automedicazione in ambito domestico.