Quando parliamo della guerra a Gaza, non parliamo solo di guerra. Non parliamo solo di vittime civili, di edifici distrutti, di vite spezzate. Oggi parliamo di un altro volto della violenza: quello che colpisce la terra, l’acqua, l’aria. Parliamo dell’ecocidio a Gaza.
Il termine “ecocidio” descrive la distruzione sistematica dell’ambiente naturale. E a Gaza, questa parola ha assunto un significato tragico e concreto. Secondo le Nazioni Unite, prima del 7 ottobre 2023, circa il 40% della superficie della Striscia era coltivata. Nonostante l’altissima densità abitativa, Gaza era sorprendentemente autosufficiente per verdure, pollame, olive, frutta e latte. Oggi, solo l’1,5% dei terreni agricoli è ancora accessibile e intatto.
Fonti dei dati sull’ecocidio a Gaza
Autosufficienza alimentare: Gaza era in grado di produrre autonomamente gran parte delle verdure, pollame, frutta e latte necessari alla popolazione. Questo dato è confermato da report della UNCTAD e da studi condotti da Al Mezan Center for Human Rights.
Distruzione ambientale e detriti: Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha stimato che oltre 36 milioni di tonnellate di detriti sono stati generati dai bombardamenti, molti dei quali contenenti materiali tossici come amianto, metalli pesanti e combustibili.
Contaminazione idrica e collasso delle infrastrutture: Secondo Oxfam e B’Tselem, il sistema idrico e fognario di Gaza è stato gravemente danneggiato, con conseguente contaminazione delle falde acquifere e rischio di epidemie.
Rischio di inabitabilità: Il Rapporto ONU 2024 sulla sostenibilità ambientale nei territori occupati ha evidenziato che, se non si interviene con urgenza, Gaza potrebbe diventare inabitabile entro pochi anni a causa del degrado ambientale e della mancanza di risorse vitali.

Questa devastazione non è un effetto collaterale. È una ferita aperta che minaccia la sopravvivenza stessa della popolazione. I bombardamenti hanno distrutto campi, uliveti, serre. Le infrastrutture idriche e fognarie sono collassate. Le fonti d’acqua sono contaminate.
Questo disastro ambientale non si limita al presente. Le conseguenze si estenderanno per anni, forse decenni. La terra non può più nutrire. L’acqua non può più dissetare. L’ambiente non può più proteggere. Gaza rischia di diventare inabitabile, anche dopo la fine del conflitto.
E allora ci chiediamo: può esistere la pace senza giustizia ambientale? Può esserci ricostruzione senza terra fertile, senza acqua pulita, senza aria respirabile?
L’ecocidio è una forma di violenza silenziosa, ma devastante. È un crimine contro la natura, e quindi contro l’umanità. È tempo che la comunità internazionale lo riconosca come tale. È tempo che la tutela dell’ambiente diventi parte integrante della difesa dei diritti umani.
Perché la pace non è solo assenza di guerra. È anche presenza di vita. Di terra che fiorisce. Di acqua che scorre. Di aria che respira.
