
Il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Milano ha sviluppato un progetto in cui è stato approvato un metodo analitico per scoprire gli adulteranti più comuni del miele.
Questo perché da un po’ di anni i dati sono allarmanti per quanto riguarda le adulterazioni su questo prodotto, quasi il 50% del miele importato in Europa non risponde agli standard qualitativi della direttiva europea 2001/110/EC.
Il progetto
È stata utilizzata la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare ad alta risoluzione per scoprire eventuali adulterazioni sul miele. Questa tecnica permette di identificare eventuali zuccheri aggiunti per diluire il prodotto facendo così aumentare il guadagno di produttori disonesti a discapito di apicoltori onesti.
Questo succede principalmente per colpa dei cambiamenti climatici che fanno sì che la produzione di miele sia diminuita drasticamente. Eventi come siccità prolungate, gelate fuori stagione, piogge intense e sbalzi di temperatura stanno riducendo la disponibilità di nettare per le api. Questo non solo diminuisce la quantità di miele prodotto, ma mette anche a rischio la sopravvivenza delle colonie di api, fondamentali per l’impollinazione e la biodiversità.
In alcune regioni italiane, la produzione di miele è crollata fino al 95%, costringendo gli apicoltori a nutrire le api artificialmente per evitare il collasso delle colonie.
Tornando agli adulteranti, i tre più diffusi sono:
-Zucchero invertito;
-Sciroppo di mais o malto;
-Inulina.
Per validare il metodo, i ricercatori hanno testato mieli di varietà botaniche diverse, come castagno, acacia e millefiori, contaminandoli artificialmente con zuccheri in percentuale variabile dal 10 al 30%. I risultati, condivisi con numerosi laboratori italiani, confermano l’efficacia della tecnica.

Conclusioni
Finalmente con questo metodo analitico ufficializzato anche con una norma UNI italiana (UNI11972:2025), si possono fare verifiche più approfondite prima di immettere il prodotto sul mercato, salvaguardando la qualità del miele e gli apicoltori.