Le tre “Erre”
Le tre “erre” dell’economia circolare sono Ridurre, Riutilizzare e Riciclare. Esse raffigurano i pilastri di un approccio sostenibile alla gestione dei rifiuti e al consumo delle risorse in generale.
La prima (e forse la più importante) delle tre “erre”, ossia Ridurre, significa che sia bene ricordare che il miglior rifiuto è quello che non si produce. La regola del “ridurre” mira, perciò, sulla prevenzione della produzione di rifiuti e del consumo eccessivo fin da subito. Il suo obiettivo è acquistare meno e scegliere prodotti durevoli.
La seconda delle tre “erre”, Riutilizzare, vuol dire dare una seconda vita ai prodotti prima che essi diventino rifiuti. Il riutilizzo può avvenire in vari modi: dalla riparazione degli oggetti rotti, alla donazione di vestiti o mobili che non vengono più utilizzati. Significa quindi prolungare il ciclo di vita di un prodotto qualsiasi.
La terza “erre”, Riciclare, riguarda il processo di trasformazione dei materiali di scarto in nuovi prodotti. Tuttavia, questa è ritenuta l’ultima delle tre “erre” in ordine di priorità, in quanto richiede un consumo di energia e di risorse.
I vantaggi
I vantaggi delle tre “erre” sono molteplici. Anzitutto vi è la riduzione del consumo delle risorse naturali, della pressione sulle discariche e degli inceneritori e questo significa risparmiare energia e ridurre l’inquinamento. Poi vi è la riduzione di produrre nuovi oggetti e ciò porta al risparmio di materie prime e di energia. E infine vi è l’enorme vantaggio di preservare le risorse naturali e questo mira a recuperare preziosi materiali.
Dove possono manifestarsi le tre “erre” dell’economia circolare?
Non sono poche le realtà concrete in cui le tre “erre” possono manifestarsi. Un esempio è il settore alimentare e agricolo in cui i rifiuti organici, ossia gli avanzi di cibo possono essere trasformati in compost per fertilizzare i terreni o in biogas per produrre energia. Un altro esempio è il settore automobilistico, dove per diminuire l’impatto della produzione e dello smaltimento dei veicoli, si ricorre al ricondizionamento di componenti con aziende che rigenerano componenti meccanici per dare loro una seconda vita, riducendo la necessità di produrne di nuovi.

Le città virtuose
- Firenze: si distingue per le politiche di riduzione della plastica, con campagne di sensibilizzazione e incentivi all’uso di materiali alternativi. La città ha anche investito in progetti per il riuso creativo degli spazi urbani.
- Genova: ha avviato la creazione di quartieri intelligenti, dove l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e il riciclo dei materiali sono integrati in un ecosistema urbano innovativo.
- La Spezia: eccelle nella raccolta differenziata e nella gestione dei rifiuti, con sistemi avanzati di tracciamento e coinvolgimento attivo dei cittadini.
- Milano e Torino (menzionate in altri report): stanno sperimentando modelli di economia circolare nei settori della moda, del design e dell’edilizia, promuovendo il riuso dei materiali e la progettazione sostenibile.
Conclusioni
L’applicazione delle tre R nelle città non è solo una questione ambientale, ma anche sociale ed economica. I benefici includono:
Riduzione dell’impatto ambientale: meno rifiuti, meno inquinamento, più biodiversità.
Risparmio economico: sia per le amministrazioni che per i cittadini, grazie all’efficienza delle risorse.
Innovazione e occupazione: nuovi modelli di business, artigianato circolare, start-up green.
Cultura della sostenibilità: educazione civica, partecipazione attiva, senso di comunità.
Le città che adottano l’economia circolare diventano laboratori di futuro, dove la sostenibilità non è un obiettivo distante, ma una pratica quotidiana.
