La vendemmia 2025 si preannuncia come un’annata di eccellenza per la qualità delle uve e con un incremento produttivo significativo. Secondo le previsioni illustrate da Assoenologi, Unione Italiana Vini (Uiv) e Ismea, la produzione italiana dovrebbe attestarsi sui 47,4 milioni di ettolitri, segnando un +8% rispetto al 2024.
Italia al vertice mondiale
Produzione totale: circa 47,4 milioni di ettolitri, con un incremento dell’8% rispetto al 2024.
Classifica globale:
Italia: 47,4 mln hl;
Francia: 37,4 mln hl;
Spagna: 36,8 mln hl.
Ma non è solo una questione di numeri. Le condizioni climatiche sono state quasi perfette: una primavera mite, seguita da un’estate con qualche sbalzo ma nel complesso favorevole. Questo ha permesso alle uve di maturare in modo equilibrato, con un ottimo stato sanitario. In particolare, il Prosecco Superiore del Conegliano Valdobbiadene è stato definito da molti esperti come una delle migliori annate degli ultimi decenni.
Le regioni del Sud hanno brillato: la Basilicata ha visto un aumento del 40% nella produzione, seguita da Sicilia, Puglia, Abruzzo e Molise. Anche il Nord ha tenuto bene, con Friuli, Trentino e Piemonte in crescita. Unica nota dolente: la Toscana, che ha registrato un calo, ma resta comunque un punto di riferimento per la qualità.
Dal punto di vista economico, però, non è tutto rose e fiori. Le cantine sono piene, e questo crea una certa pressione sui prezzi. Inoltre, i dazi imposti dagli Stati Uniti stanno complicando l’export, anche se il governo italiano sta cercando di negoziare esenzioni. Per fortuna, il PNRR ha destinato fondi importanti al settore vinicolo, che potrebbero dare una bella spinta all’innovazione e alla promozione.

Conclusioni
La vendemmia di quest’anno è molto più di una semplice raccolta d’uva: è il simbolo di un’Italia che sa reinventarsi, valorizzare il proprio territorio e mantenere salda la sua leadership nel mondo del vino. Nonostante le sfide economiche e le incertezze globali, il settore ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento, con una produzione in crescita e una qualità eccellente.
Il Sud ha brillato, il Nord ha tenuto il passo, e anche se alcune zone hanno sofferto, il bilancio complessivo è più che positivo. L’enoturismo, l’export e gli investimenti pubblici stanno tracciando una strada chiara: il vino italiano non è solo un prodotto, ma un patrimonio culturale da proteggere e promuovere.
